Londra 2012, un corridore britannico si è allontanato in bici per stare via circa un’ora durante un controllo anti-doping a pochi giorni dai Giochi
Continuano i misteri sui test antidoping svolti sui ciclisti britannici prima di Londra 2012. La scorsa settimana era stato rivelato che la federazione britannica aveva raccolto e fatto analizzare campione di alcuni suoi atleti alla ricerca di nandrolone, andando contro le normative internazionali che prevedono che debba essere l’agenzia antidoping a farlo e non la federazione, e prima ancora si era parlato anche del possibile uso di chetoni (che però non sono considerati una sostanza vietata, nonostante i dubbi espressi persino dalla stessa UCI), ma ora è emerso anche un altro episodio.
Secondo quanto riportato dalla versione domenicale del Daily Mail, infatti, in quello stesso periodo un ciclista britannico che ha poi partecipato alle Olimpiadi di casa sarebbe andato via a un ispettore anti-doping prima di un controllo fuori dalle competizioni proprio pochi giorni prima della rassegna a cinque cerchi. Il Mail on Sunday cita “fonti di prima mano” spiegando che il corridore in questione era stato infastidito dal fatto che la richiesta arrivasse proprio mentre era all’inizio di quello che sarebbe dovuto essere un lungo allenamento.
Il corridore aveva poi accettato di restare nella visibilità dell’ispettore antidoping, che viaggiava in macchina, invece di fermarsi subito per effettuare il test, salvo poi allontanarsi e tornare dopo circa un’ora per fornire un campione. Un tale comportamento era da considerare sospetto, ma al momento l’UKAD (agenzia antidoping del Regno Unito) ha dichiarato solo che “l’UKAD non può commentare nessuna attività specifica nel suo programma di test, e per questo non può confermare se un test X abbia avuto luogo. Le carte dei test del 2012 sono state soggette a un periodo di conservazione di 18 mesi”.
Il Mail on Sunday poi torna a insistere sul nandrolone, rivelando che ne sarebbero state trovate tracce nei campioni di un “piccolo gruppetto di corridori di classe mondiale”, tutti seguiti dall’allenatore Shane Sutton, già accusato durante il processo a carico di Richard Freeman, che però continua a smentire il suo coinvolgimento in attività di doping e soprattutto prende le difese dei corridori in questione giurando sulla figlia e definendoli “il gruppo di corridori più pulito che si possa mai incontrare”, soffermandosi anche sul corridore che si sarebbe allontanato dal test antidoping: “Questa persona è l’atleta più pulito che ci sia ed è triste che stiano andando a rivangare delle cose riguardanti questo specifico gruppo di corridori dopo tutto quello che hanno ottenuto”.
In chiusura il Mail on Sunday spiega, citando stavolta una fonte “che conosce il modo di pensare dell’UKAD del 2011”, i possibili motivi dell’archiviazione del caso del ciclista che sfugge ai controlli: la prima è che l’agente antidoping abbia riportato la circostanza, ma il campione sia poi risultato negativo e visto che si trattava di un corridore “fortemente rispettato” si sia deciso di non procedere ulteriormente. La seconda opzione è che visto che ai tempi gli ispettori antidoping ricevevano molti richiami per ogni piccolo intoppo nei test, l’ispettore potrebbe aver deciso di omettere quanto avvenuto per evitare problemi.
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